Museo del Brigantaggio di Itri: “Omaggio a Fra Diavolo” Anna Maria Zoppi espone dal 1 al 18 agosto. Da Michele Pezza a don Peppe Diana un filo di amore di oltre due secoli. Uno storico di respiro europeo, una pittrice che, pur nei suoi continui vagabondaggi d’arte, è rimasta avvinta alla sua terra: sembra siano uniti da una vita e invece si sono conosciuti solo da alcune settimane. Pino Pecchia e Anna Maria Zoppi si sono ritrovati all’insegna dell’insorgenza in Ciociaria e Terra di Lavoro che nel luglio 2005 mosse in festoso ricordo dalle montagne di Itri verso l’opìmo agro casertano nell’acuto saggio di Pecchia:”Il Colonnello Michele Pezza”. Se mai un giorno l’etnia aurunca vorrà studiare i tratti fisiognomici di una vecchia gente, che ha superato indenne guerre ed invasioni, sudore e sangue dovrà partire dall’osservazione attenta del volto fiero di fra Diavolo nel tratto solenne di Zoppi: il tratto di un soldato. Un soldato rimasto fedele al proprio re: sempre, anche quando se ne allontanavano soldati e comandanti, per viltà o fellonìa. Un soldato che, a capo della massa fu temuto dagli invasori che in nome di una presunta libertà si comportarono solo da saccheggiatori e assassini. Un soldato che promosso colonnello sul campo rimase a combattere alla testa degli uomini da lui scelti per campi e montagne anche quando il re fu costretto a scappare. Un soldato che inventò la tecnica della guerriglia divenuta spesso vittoriosa fino ai nostri giorni contro i più agguerriti eserciti del mondo: dal francese allo statunitense. Michele Pezza combatté sino all’ultimo in difesa dei valori in cui fermamente credeva: la sua terra, la famiglia, la sua gente, la fede cristiana. Di fra Diavolo hanno voluto appropriarsi attori e registi, il teatro lirico e quello popolare: è entrato nella leggenda ed è un mito. Una pittrice del casertano ove ricordano il suo coraggio e le sue gesta ce lo restituisce nelle vesti che gli furono più proprie: quelle del soldato, del combattente senza macchia e senza paura, condottiero della massa del Lazio meridionale e della Terra di Lavoro. Dopo duecento e più anni dalla sua morte storici e docenti, militari e politici, romanzieri illustri e umili cantastorie debbono ancora trovare il giusto punto di raccordo sulla storia e la leggenda di un capo che se non fu proprio un eroe resta indubbiamente un grande. Vedere una mostra dei dipinti di Anna Maria Zoppi è una festa, una festa di colori, dopo viene l’emozione e si ascolta il canto che esce dal suo cuore ed arriva diritto al nostro cuore. L’idea di affidare alla Zoppi il ritratto di fra Diavolo è venuta ad un gruppo di amici poeti ed artisti che si sono incontrati nella libreria Mondadori di Fondi in occasione dell’ultima personale dell’artista, libreria che ha dato un punto d’incontro deputato alla cultura in una città come Fondi che da tempo attendeva tale evento. Tale idea è venuta dopo che è stato ammirato il ritratto di don Peppe Diana. Nell’arco di due secoli un filo rosso unisce i martiri della patria e i martiri della fede. È raro privilegio per noi vedere accomunati nel tratto di questa valente pittrice la storia di amore e di sangue che ha uniti, senza interruzione nello stesso ambito di fede militari e sacerdoti. In questa fantasmagoria di luci, di colori e di segni s’intravede prepotente la luce più grande: quella dei valori eterni alla quale Anna Maria pur inebriata dal successo non rinuncia. È un esempio del quale va tenuto massimo conto in un mondo che tante forze negative si sforzano di condannare alla deriva. Comunicato a cura del Prof. Riccardo Zigrino
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